Neanche il tempo di concludere i 30 secondi di intervento per invitare i neonominati consiglieri «a cinque anni di sano confronto all’insegna del fair play», ed ecco che sul sindaco di Legnano Lorenzo Radice si abbatte il ciclone Carolina Toia, arrivata in ritardo a Palazzo Malinverni per colpa di un malinteso interpretato come uno sgarbo bello e buono.
Nonostante le buone intenzioni, a margine della cerimonia di proclamazione del sindaco e dei 26 consiglieri comunali che siederanno a Palazzo per i prossimi anni si è registrato un piccolo contrattempo che la dice lunga sul clima in cui si è chiusa la campagna elettorale. Radice ovviamente era presente, anche Carolina Toia, sconfitta al ballottaggio, avrebbe voluto esserci insieme ai consiglieri di maggioranza e minoranza nominati dal giudice Carlo Barile del Tribunale di Busto Arsizio, che in rappresentanza dell’ufficio elettorale centrale ha ratificato il risultato del voto.
Incomprensioni e sgarbi istituzionali
Prima di proclamare sindaco e consiglieri Barile doveva verificare la correttezza della procedura, nel corso della giornata l’appuntamento in sala consigliare è stato spostato più volte. Alla fine la cerimonia è stata fissata per le 16.30. Toia aveva però scritto a Radice dicendogli di non poter arrivare prima delle 17, perché impegnata sul lavoro. Per lei era implicita la richiesta di spostare la cerimonia di mezz’ora, cosa che però doveva essere decisa dal magistrato. Radice ha tirato in lungo un quarto d’ora, poi alle 16.45 Barile ha preso il microfono: il tempo di leggere il verbale, citare 27 nomi e passarlo al nuovo sindaco per un breve saluto, in dieci minuti tutto era finito.
Senza Toia, che 5 minuti dopo se la prendeva con Radice: «Lo hai fatto apposta, è stata una mancanza di rispetto e una presa in giro». Il neosindaco si è difeso: «Assolutamente no, non ci siamo capiti. E poi comunque mica potevo spostare io l’orario». Lo scambio di battute dura pochi secondi, poi su invito dei giornalisti i due si danno il gomito in segno di pace. Toia però resta poco convinta della buona fede del suo ex avversario: «Se questo è l’inizio, andiamo bene», si lascia scappare. Da parte sua però Radice insiste nel dire che è stato tutto un malinteso: «Le ho chiesto scusa tre volte, io ho tutto l’interesse a collaborare con lei e con i suoi consiglieri, perché avrei dovuto farle un dispetto simile?».
Niente di grave, il breve battibecco sulla porta del commissario straordinario Giuseppe Mele ha dato un po’ di pepe a un passaggio istituzionale che altrimenti si sarebbe esaurito nei formalismi. Ma quando accaduto accende un campanello di allarme: il progetto di un patto civico per la città pare destinato a partire in salita.