Quattro giorni – oggi, martedì 29 settembre compreso – poi calerà il silenzio elettorale e il futuro di Legnano sarà deciso nel segreto delle urne. Da lunedì 28 settembre è ufficialmente tramontata ogni ipotesi di apparentamento: centrodestra e centrosinistra stanno portando avanti campagne elettorali sostanzialmente identiche e la battaglia di Legnano si combatte casa per casa, cercando di convincere quanti più legnanesi possibili a stare da una parte o dall’altra.
Legnano, Toia-Radice: via allo sprint
Il primo nemico da sconfiggere è l’astensionismo, che direttamente o indirettamente rischia di danneggiare entrambi i candidati. Al primo turno si sono presentati ai seggi solo 28.952 legnanesi sui 47.073 che ne avevano diritto, il 61,5%. Un risultato buono, superiore alla media registrata negli ultimi anni. Ma adesso è necessario andare a scovare gli altri, perché sono quelli che potrebbero fare la differenza.
Ci crede Carolina Toia, che per allargare il suo 41,35% di consensi conta soprattutto sul trascinare alle urne chi al primo turno è rimasto a casa. Ma ci crede anche Lorenzo Radice, che non può dare per scontato che il restante 58 e passa per cento degli elettori voti lui invece del suo avversario. Anzi. Senza apparentamenti solo Franco Brumana ha dichiarato di essere pronto a votare Radice, seppur «turandosi il naso».
La battaglia è casa per casa
Ma che cosa faranno gli elettori di Brumana? Antonio Guarnieri si è detto disposto a seguire l’esempio del candidato sindaco ma Ornella Ferrario ieri non aveva ancora espresso la posizione di Legnano al centro.
Il rischio è che senza i simboli sulle scheda elettorale chi al primo turno aveva votato per uno dei cinque candidati esclusi dal ballottaggio decida semplicemente di disertare i seggi, facendo indirettamente un favore al centrodestra.
Caso particolare resta poi quello della lista Franco Colombo sindaco, che comunque porta in dote un tutt’altro che disprezzabile 5,91%: e Colombo dice che i suoi potrebbero votare parte per il centrodestra, parte per il centrosinistra. Di certo se Toia può misurare le sue forze perché punta sulla stessa squadra che l’ha appoggiata al primo turno (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e la sua civica), nel centrosinistra il fronte è molto più fluido. Radice è forte dell’appoggio del Pd e delle due civiche, ma da solo al primo turno si è fermato al 31,59%.
Prima di tutto bisogna puntare ad allargare i consensi, poi saranno benvenuti gli elettori che al primo turno hanno sostenuto gli altri candidati. Per questo vanno bene i big come Matteo Salvini e Nicola Zingaretti, ma la differenza la faranno gli impegni dei prossimi quattro giorni. Quartiere per quartiere, casa per casa.
Luigi Crespi