Lorenzo Radice, candidato sindaco di Pd, ri-Legnano, Insieme per Legnano e Legnano Popolare, riprendendo lo slogan della campagna elettorale, che Legnano immagina se dovesse vincere.
«Una Legnano che usa tutte le energie per entrare davvero nel ventunesimo secolo, ossia creare le condizioni per ritornare alla sua identità e alla sua vocazione, una città moderna, aperta e inclusiva. La sensazione è invece che troppo spesso siano state fatte scelte guardando indietro e non avanti. È importante sì guardare al passato, ma per imparare dagli errori: ecco, io immagino una città generativa che metta insieme le tante energie associative e del tessuto sociale per un rilancio complessivo. Anche i privati possono dare contributi per progetti con valenza pubblica».
Che appello lancia ai legnanesi?
«L’appello è questo: Legnano ha bisogno di essere governata con una visione lunga, di una politica che ascolti e che stia vicina ai cittadini, che dia garanzie di onestà e legalità. Noi ce la stiamo mettendo tutta, siamo in ascolto e per questo abbiamo girato tutti i quartieri per verificare sul campo il nostro programma».
Il tratto comune della campagna elettorale sembra essere tutti contro il centrodestra…
«Siamo contro un certo tipo di centrodestra che non ha avuto la forza di dire chiaramente ai legnanesi cosa è successo. E bisogna anche ricordare che prima delle questioni giudiziarie ci sono state ragioni politiche che hanno portato alla caduta della giunta. Personalmente mi sono vergognato di vedere la mia città sbattuta in prima pagina. E poi a causa di quello che è successo Legnano è rimasta abbandonata per due anni. E l’assenza di un sindaco si è sentita soprattutto durante i mesi bui del coronavirus. Ecco, io invito i legnanesi a riflettere su tutto questo».
Chiariamo una volta per tutte i rapporti con Franco Brumana del polo civico.
«Dal mio punto di vista sono molto cordiali. Siamo diversi, ma ci unisce sicuramente il grande rispetto per le istituzioni in generale. Io sono già stato in consiglio comunale per sette anni e ogni volta che entravo in aula sentivo forte l’importanza del luogo. Ma oltre a questo ci uniscono anche alcune idee. Gli ho già scritto quella che sarà l’indicazione ai miei elettori se non andrò io al ballottaggio: chiederemo di votare chiunque garantisca il rispetto concreto della legalità».
Provi a sintetizzare i punti salienti del programma.
«Il primo è quello della concretezza spicciola perché la città è abbandonata: serve fare manutenzioni e mettere risorse per far ripartire la città. Poi bisogna gestire la transizione dall’emergenza Covid: riattivare tutto il sistema di realtà che gravitano attorno alle scuole e lavorare sul tema della salute istituendo una delega specifica e “punti salute” che aiutino i cittadini a muoversi tra i servizi agevolando percorsi di cura e informazione. E poi puntiamo a stare vicini a tutto il mondo produttivo ed economico: tireremo fuori ogni risorsa e puntiamo a sfruttare i bandi del governo. Per il mercato la Tosap è sicuramente da rivedere mentre anche i negozi nelle periferie devono essere incentivati a diventare erogatori di servizi in modo da rinsaldare il legame con i rioni. Poi c’è il grande tema della famiglia: vogliamo aiutare chi ha figli piccoli».
Avete anche annunciato l’assessorato alle piccole cose: quanto serve oggi ricucire la distanza tra il palazzo e la gente?
«Negli anni la politica ha creato effettivamente un divario e il tema è proprio quello di provare a recuperare vicinanza e fiducia dando risposte concrete e veloci ai problemi quotidiani. Per questo la nostra campagna è stata tutta improntata all’ascolto».
Caso piscina: sì o no al progetto di ristrutturazione da 3 milioni presentato dal Comune?
«No, perché ritengo sia eccessivamente costoso. Ben venga invece la copertura della vasca esterna con investimenti minimi sull’impianto coperto per traghettare la situazione fino a quando si potrà realizzare un impianto tutto nuovo, moderno ed efficiente, per le famiglie e le società sportive».
Luca Nazari